Il Comune di Apecchio si trova nelle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino, ed ha un’estensione di 103,12 kmq; un territorio ricco di verdi pascoli, cime innevate, sorgenti di acque oligominerali e sulfuree, popolato da caprioli, cinghiali e lupi, spesso sorvolato dalla regina dei cieli: l’aquila reale.
Il capoluogo è adagiato sul fondovalle a 493 metri s.l.m.; il primo nucleo abitato fu probabilmente edificato, circa duemilaottocento anni fa, da un gruppo di Piceni, sul terrazzo fluviale posto alla confluenza dei fiumi Menatoio e Biscubio.
Sparse sul territorio troviamo le frazioni di Serravalle di Carda (750 metri s.l.m.) e Valdara, poste ai piedi del Monte Nerone (1526 metri s.l.m.), Colombara e Pietra Gialla.
Crocevia tra Marche, Umbria e Toscana, rifugio di tutte le civiltà, Apecchio ha visto passare lungo le sue strade antichi popoli: Piceni, Umbri e Celti, Etruschi e Romani.
Dagli inizi del Quattrocento tutta la Vaccareccia, (così è chiamato il territorio attraversato dal corso del fiume Biscubio), è stata dominata dalla famiglia Ubaldini, di origini fiorentine, che divenuti signori della Carda, uno sperone roccioso vicino ad Apecchio, vi costruirono un imponente castello di cui oggi restano solo ruderi; nella metà del Quattrocento si trasferirono nel bel palazzo fatto costruire dal conte Ottaviano II Ubaldini dall’architetto Francesco di Giorgio Martini.
Di questo passato rimangono interessanti testimonianze architettoniche ed artistiche: il già citato Palazzo Ubaldini con il bel porticato, formato da otto colonne sormontate da raffinati capitelli ionici, su cui si affacciano le finestre finemente incorniciate del piano nobile.
Al centro del colonnato si trova il pozzo o neviera: veniva usato per raccogliere e mantenere la neve quasi per tutto l’anno, a scopo alimentare e per la conservazione dei cibi.
Al piano terra sono ubicati il teatro comunale “G. Perugini” e la sala di musica, (in epoca ubaldiniana utilizzata come aula di giustizia), realizzata con soffittatura a volte “a crociera”, ornate con raffinati peducci quattrocenteschi e con un camino con lo stemma dei conti Ubaldini: la testa di cervo con la stella a sette punte.
Dal colonnato si possono raggiungere i sotterranei del palazzo: sono ampi locali con volte “a botte”, un tempo utilizzati come scuderie; oggi sono la sede del Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone, una delle collezioni di ammoniti e materiale paleontologico vario più ricche e interessanti d’Europa.
Nel piano nobile del palazzo si trova l’aula del Consiglio comunale e nelle altre sale attigue una interessante esposizione di reperti archeologici di varie epoche rinvenuti sul territorio.
Nella omonima piazza antistante palazzo Ubaldini si affaccia la pieve di San Martino, oggi santuario del ss. Crocifisso, all’interno della quale in una teca, posta sopra l’altare maggiore, è conservato il Crocifisso ligneo del XVII secolo, oggetto di particolare venerazione.
Sempre all’interno del tempio sono conservati alcuni dipinti del Seicento, tra i quali la “Madonna del Carmelo” attribuita a Giovan Giacomo Pandolfi, e un affresco battesimale di Giovan Francesco Ferri.
Attraversando la vicina via dell’Abbondanza non si può fare a meno di osservare uno dei vicoli più stretti esistenti: in realtà si tratta del “giro d’aria”, cioè di quello spazio che doveva separare le abitazioni dei cristiani da quelle degli ebrei, stabilitisi in Apecchio nel XV secolo, affinché questi ultimi non incorressero nel pagamento di una pesante tassa imposta dalla Chiesa.
Nei pressi dell’edificio che ancora conserva gli evidenti segni esteriori della sinagoga, troviamo il forno a “volta bassa” per la cottura del pane azzimo, ed il cortile utilizzato per la tradizionale celebrazione ebraica dello Sukkòth (festa delle Capanne). Poco distante c’è la chiesa della Madonna della Vita, un edificio tardo cinquecentesco con pianta a “croce greca”, che conserva sopra l’altare maggiore la tela omonima realizzata da Giorgio Picchi, ed un crocifisso ligneo del Quattrocento di autore ignoto.
Percorrendo il maestoso viale di tigli che conduce alla chiesetta di S. Caterina d’Alessandria (sec. XIII), si arriva al Viale di Velluto, una rilassante passeggiata su un tappeto erboso in mezzo al verde, che termina presso la fonte di acqua sulfurea.
Scendendo nel paese basso per raggiungere la strada provinciale, transitiamo sotto l’imponente arco della torre dell’orologio detta “el Campanon” (sec. XV), per via della grande campana che scandisce le ore presente nella cella campanaria.
Proseguendo verso Borgo Mazzini si nota la chiesa di S. Lucia (sec. XVII), un tempo associata alla Compagnia della Buona Morte, dove è presente un affresco raffigurante una crocifissione di presunta scuola giottesca.
In fondo al Borgo c’è il ponte romanico (XIII sec.); la sua esistenza è provata già nel 1398 da un documento in cui si asserisce che in quel periodo il ponte venne distrutto nel corso di una battaglia, per cui si può dedurre che la sua costruzione è senza dubbio precedente a quel periodo.
A causa della particolare tecnica di costruzione dell’arcata, che adotta la soluzione detta “a schiena d’asino”, il ponte riveste un notevole interesse architettonico a livello nazionale.
In frazione Colombara si può visitare il Mappamondo della Pace: è il mappamondo più grande mai costruito; interamente realizzato in legno, suddiviso in tre piani, può contenere seicento persone ed è inserito nel Guinness dei Primati.
Alla ricchezza di una storia millenaria e di una natura integra si aggiunge una cucina tipica ricca di sapori e profumi.
Il “principe” è indubbiamente il tartufo, che nel nostro territorio cresce in ogni stagione e della migliore qualità; il Comune di Apecchio da circa venti anni è membro dell’Associazione Nazionale “Città del Tartufo”.
Al tartufo e ai prodotti del bosco è dedicata la Mostra Mercato che si svolge da tre decenni il primo fine settimana di ottobre. Altri piatti tipici sono: le tagliatelle fatte a mano che esaltano i profumi dei tartufi e dei funghi, in particolare dello spigno o spignolo (fungo primaverile di montagna), la carne d’agnello di Monte Nerone, il guazzetto e il salmì del prete, gli appetitosi salumi e formaggi.
Dolce tipico è il Bostrengo apecchiese nella autentica ricetta tramandata nei secoli dalle nostre casalinghe; ottime anche le varietà di miele ottenute nelle nostre zone, in particolare il millefiori e quello di acacia.
Da alcuni anni in Apecchio si producono birra e grappa: nel territorio operano infatti tre birrifici, la “Fabbrica della Birra” (che distilla anche grappa) l’“Amarcord” e il microbirrificio “Venere”, che producono birra di vari tipi esportandola in tutto il mondo.Dal sottosuolo sgorgano abbondanti sorgenti di acqua sulfurea ed oligominerale: una di queste, la “Val di Meti”, è nota ed apprezzata anche in molti paesi esteri.
In Apecchio è stata fondata l’associazione “Città della Birra”, allo scopo di associare i soggetti pubblici e privati che operano a livello nazionale nel settore, per promuovere la birra come prodotto tipico del luogo e per la valorizzazione turistica ed economica del territorio.